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lunedì 1 febbraio 2016

Teresina.

Mi chiamo Teresina, vi ricordate? Sono una donna sul "viale del tramonto", come si dice in giro.
Vi racconto un po' la mia vita.
Sono figlia numero due, di una famiglia medio borghese, un padre/padrone dedito più al lavoro che alla famiglia e una madre sottomessa/innamorata di quell'uomo, una sorella brava in tutto.
Io, Teresina, cresciuta, più, dai nonni che in casa con la famiglia, in casa c'erano tante, troppe discussioni e urla, ma in fondo credo che tra i miei genitori ci fisse sempre amore.
Con mia sorella, beh, c'era tanta invidia, perché lei era la figlia brava, io la sgangherata, come dice Mia Martini, ho studiato quello che mio padre ha voluto che studiassi, mia sorella ha studiato quello che ha voluto studiare.
Quando ero poco più che una ragazzina, ho conosciuto un ragazzo di pochi anni più di me, ci siamo innamorati, io follemente, come ci s'innamora a quell'eta'.
I miei, specie mio padre non vedevano di buon occhio questo mio principe azzurro, ma forse, per la prima volta da quando sono nata in quella famiglia ho deciso io, lo volevo e alla fine l'ho sposato.
E qui si vedono e capiscono come le cose fatte dai tuoi avi si possono ripetere.
Dopo poco dal matrimonio, mio marito svelo' la sua vera indole, io non ero capace di fare niente, secondo lui. Sebbene lavorassi, tenessi la casa come un gingillo, pranzetti ogni giorno diversi, non c'era niente che fosse all'altezza dei suoi parametri di perfezione.
Dal nostro matrimonio sono nati i mie gioielli, una figlia, e dopo due anni un figlio.
La vita famigliare andava avanti senza "onore e senza gloria", non ci mancava niente, per carita', ma mancava, quell'unione tra me e mio marito, e lui, incomincio' dopo che mio figlio compi' tre anni, a cambiare ancora, non solo vessazioni, ma insulti, e pure botte.
Io, Teresina, tenevo dentro di me quello che sopportavo, per vergogna, paura, pensavo che la colpa fosse solo mia, e poi i ragazzini non dovevano capire.
E cosi', passarono gli anni, non sentivo piu' dolore, perché avevo tanto di quel dolore dentro il mio cuore, che le botte non le sentivo, quasi piu', ma le parole cattive, si, quelle eccome le sentivo.
Per non sentire il dolore delle parole incominciai a bere, e prendere pasticche, per un po' almeno non sentivo niente.
Per sentire se ero ancora viva, mi facevo del male fisico, con l'aiuto di qualsiasi cosa avessi in casa, dalle lame, ai corpi contundenti, tanto, un ematoma in piu' o in meno, cosa sarebbe successo e chi lo avrebbe scoperto? Nessuno, si diventa brave a camuffare, e a sorridere anche quando si sta morendo dentro.
No, i miei figli non se ne sono mai accorti, era furbo mio marito, ero una marionetta nelle sue mani.
No, neanche mi hanno vista rintronata dall'acool e pasticche, avevo una buona maschera, che mi proteggeva e che proteggeva i miei figli.
Dopo anni di questa vita, non sono più riuscita a sopportare.
Ho lasciato, quella casa, ho preso i miei figli e poche cose, piccole cose, indispensabili e un piccolo peluches.
Ora sono distante anni luce da quell'uomo, i miei figli, hanno studiato e stanno lavorando, sono l'unica cosa bella che ho.
Non e' stato facile per niente, ma ho dato una possibilità a me e un futuro sereno ai miei figli.
Con i miei, dopo le prime "incomprensioni" ci siamo riavvicinati, forse, con la vecchiaia, l'animo si e' addolcito, mia madre e' sempre uguale, mia sorella, beh, lei e' sempre dieci gradini sopra di me, ma non e' solo colpa sua, e' sempre stata lei la perla della famiglia.
Ora, io, Teresina, mi ritrovo, nel "viale del tramonto", con un solo problema, non sto bene, e non voglio che i miei figli si preoccupino.
Loro hanno una felice e bella vita, io, sono sola, malata e non voglio essere di peso a nessuno.
Non ho paura della morte, tutti sappiamo che dobbiamo morire, ma vorrei che arrivasse in fretta.
Certe volte mi passa per la mente di prendere quelle vecchie pasticche di tanti anni fa, in una volta, sola, perché sono stanca, tanto stanca, e non ho piu' nulla da dare, mi sento un mezzo limone spremuto.
Forse, un giorno, avrò il coraggio, di decidere di riposarmi e addormentarmi.
Ciao, vostra Teresina.
1992.
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